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Mauro Zanardelli

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salute naturale

Empatia

da | Lug 17, 2019 | consapevolezza | 0 commenti

samurai ed empatia

Empatia ed Intelligenza Emotiva

Il mio vecchio amico giapponese Ishida Mitsunari, parlando di empatia, una sera, mi ha raccontato questa storia.

«Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell’aldilà e fu destinato al paradiso. Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un’occhiata anche all’inferno.

Un angelo lo accontentò. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt’intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletrici da far pietà.

“Com’è possibile?” chiese il samurai alla sua guida. “Con tutto quel ben di Dio davanti!”

“Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all’estremità solo così possono portarsi il cibo alla bocca.”

Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto i denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso.

Qui lo attendeva una sorpresa: il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno! Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavola con gente seduta davanti ed un’identica sfilata di pietanze deliziose. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca.

C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. “Ma com’è possibile che qui le persone siano così allegre e in forma, mentre non lo erano all’inferno dove c’era altrettanta abbondanza di cibo?”, chiese stupito l’intrepido samurai.

L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino».

Qual’è la qualità che differenzia il paradiso dall’inferno dei samurai? La bontà? L’essere asserviti al prossimo? No, è una dote più sottile, che con il nostro modo di vivere e di comportarci stiamo sempre di più perdendo.

L’empatia.

Oggi il nostro mantra principale è: «vali solo se sei più forte degli altri e se riesci ad imporre te stesso e le tue idee”.

Viviamo in costante conflitto con il prossimo ed è importante dimostrare di essere i migliori, di aver sempre ragione e di essere i più fighi.

Abbiamo allenato e sviluppato l’aggressività, la rabbia, il comportamento violento e prevaricante, ci sentiamo perennemente minacciati e sotto attacco e non ci fidiamo più di nessuno.

L’individualismo predominante in questo tempo ha tolto l’abitudine all’ascolto, relegando il nostro potenziale empatico in un angolo nascosto del nostro essere.

L’empatia ci spaventa, ci fa sentire vulnerabili.

Siamo talmente concentrati su noi stessi, sui nostri bisogni che non riusciamo più a renderci conto che esiste anche qualcun altro oltre a noi ed al nostro piccolo mondo.

Ognuno di noi vive una propria realtà costruita in base alle proprie esperienze, a quello che ci è stato insegnato, alla fede, alle credenze e ad altri fattori che influenzano il nostro sviluppo fisico, psichico e spirituale.

Non esiste una realtà uguale per tutti, ognuno di noi ha la propria realtà, il proprio universo che interagisce con l’universo e la realtà delle altre persone.

Questi universi comunicano tra di loro e si condizionano a vicenda, se lo permettiamo.

Se Acconsentiamo al nostro mondo di comunicare, di essere condizionato dagli altri mondi possiamo crescere, evolvere, fare esperienze nuove e vivere a pieno le nostre potenzialità.

Se al contrario, per proteggerci, non facciamo entrare nessuno nel nostro mondo, alziamo muri e pur di avere sempre ragione imponiamo le nostre idee senza comprendere che le altre persone possano pensare diversamente da noi, creiamo uno stato di conflitto e di dolore che non ci permette di vivere e di evolvere.

multiverso

In sintesi:

  • meno muri costruiamo in difesa del nostro mondo, più lasciamo entrare idee diverse e ci confrontiamo apertamente, più si alzerà la nostra empatia.
  • più muri alzeremo per difendere i nostri confini e le nostre idee, più vivremo nel conflitto e nel dolore.

Cosa significa empatia?

Abbiamo parlato fino ad ora di empatia, ma siamo così sicuri di sapere cos’è?

Per empatia s’intende la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni delle persone che entrano in contatto con noi. L’empatia è un tentativo attivo di comprendere la prospettiva delle altre persone e le emozioni che stanno vivendo. In pratica comprendere quali emozioni sono vissute nell’universo di un’altra persona che entra in contatto con il nostro universo.

Il concetto di empatia può essere suddiviso in tre categorie.

  1. Empatia emotiva. La capacità di sentirci come gli altri.
  2. Empatia cognitiva. La facoltà di comprendere i motivi che suscitano lo stato d’animo della persona e di riconoscere il perché dello stato d’animo.
  3. Compassione. L’attitudine di riconoscere le sofferenze vissute dall’altra persona, di provarla sulla propria pelle e di offrire il nostro aiuto.

La compassione è un tipo di empatia molto utile, ma difficile da gestire. La compassione ci porta, non solo a comprendere, ma anche ad agire e ad aiutare.

L’empatia non va confusa però con la pietà. Uno stato di preoccupazione per l’altro che ci porta a porci su un piano più alto rispetto al prossimo che consideriamo inferiore. La pietà è una delle strategie utilizzate dal nostro Ego per farci sentire importanti, superiori e per creare un muro che non permetta di sentire il dolore dell’altro. La pietà crea distacco e conflitto, la pietà è l’opposto dell’empatia e della compassione.

L’empatia non va confusa neppure con l’imitazione. Essere empatici non significa imitare i sentimenti o i comportamenti dell’altro. L’imitazione è un altro gioco dell’ego, non basta imitare per comprendere.

Un solo piccolo problema.

Abbiamo detto che l’empatia è la capacità di riconoscere le emozioni dell’altro, ma per riconoscere le emozioni nelle altre persone prima dobbiamo sapere cosa sono le emozioni e poi saperle riconoscere in noi stessi.

Molti di noi non sono in contatto con le proprie emozioni. Abbiamo talmente paura di provare dolore che oltre creare muri per non lasciar entrare l’altro costruiamo muri e corazze interne per non percepire quello che proviamo.

Ma le corazze che costruiamo per non sentire dolore ci rendono insensibili ed allora non riusciamo più a provare neppure la felicità e la gioia di vivere.

Abbiamo perso la capacità di ascoltarci e di sentire i nostri bisogni e quello che proviamo.

Siamo sconnessi da noi stessi. Viviamo nell’inferno del nostro Ego.

Quattro piccoli passi per allenare l’empatia.

  1. Non aver paura di sentire quello che provi. Allenta il controllo, sciogli le tue corazze e riconosci l’emozione che stai vivendo in questo momento. Non aver paura di quello che provi. Ascoltati ed accettati così come sei, in te non c’è nulla di sbagliato.
  2. La prossima volta che ti trovi in metropolitana, in una sala d’aspetto o circondato da gente osserva le persone che ti circondano. Ora cerca d’indovinare qual è il loro stato emotivo. Chiediti che giornata hanno avuto, a cosa stanno pensando. Sono felici o tristi, spaventati, arrabbiati o delusi.
  3. Spesso durante le conversazioni abbiamo le risposte pronte prima che il nostro interlocutore abbia finito la frase. Trattiamo le conversazioni come battaglie verbali dove è importante vincere ed aver ragione. Impariamo ad ascoltare attivamente. Prima di imporre la nostra idea prendiamoci un attimo per considerare ciò che l’altra persona ci vuole comunicare e se non abbiamo capito facciamo domande per approfondire il suo punto di vista. Cerchiamo di comprendere perché pensa in modo diverso dal nostro e proviamo a metterci nei suoi panni.
  4. Quando ascolti una persona raccontarti la sua idea ascoltala come se stessi leggendo un libro. Apriti all’altro e cerca di cambiare la tua prospettiva. Questo ti permetterà di comprendere non solo il tuo punto di vista, maturato dalla tua esperienza, ma anche quello dell’altro. Se spostando la tua prospettiva, il tuo punto di vista, dentro di te emergono delle sensazioni, delle emozioni, non bloccarle, lasciale emergere e vivile fino in fondo.

Intelligenza emotiva.

Lo psicologo di Harvard Howard Gardner sostiene che ognuno di noi è provvisto di diverse intelligenze. L’intelligenza più utile per vivere una vita piena, serena ed in salute è l’Intelligenza Emotiva. Avere una buona empatia è un buon inizio per sviluppare una buona intelligenza emotiva.

Oltre all’empatia Gardner ha individuate altre quattro aree su cui lavorare per migliorare la propria intelligenza emotiva.

  1. La consapevolezza di Sé, ne abbiamo già parlato, se non sviluppiamo la capacità di conoscere il nostro stato interiore, i nostri gusti, le nostre intuizioni reali saremo sempre guidati dal nostro Ego e non comprenderemo mai il nostro Sé.
  2. L’autoregolamentazione, cioè l’abilità di controllare e regolare le nostre risorse ed il nostro stato mentale per non sprecare inutili energie.
  3. La motivazione, intesa come la capacità di mantenere le nostre azioni allineate ai nostri obiettivi.
  4. Le competenze sociali, lo sviluppare al meglio quelle che sono le nostre capacità, quello che sappiamo fare meglio e con questo l’abilità di influenzare con il nostro essere le altre persone.

Una buona intelligenza emotiva ci aiuta a vivere meglio con noi stessi, a percepire i nostri bisogni e le nostre emozioni e ad entrare in empatia con chi incontreremo nel nostro percorso di vita.

Ampliare l’intelligenza emotiva è un lavoro che si fa su se stessi e che nessuno può fare al posto nostro, a volte però un aiuto esterno è necessario.

La naturopatia può essere d’aiuto in questo lavoro interiore. Il nautropata non è un Guru o un Maestro che ti spiega cosa fare, come fare e che da una sua soluzione al tuo problema.

Il Naturopata è un professionista che può accompagnarti in questo importante lavoro su di te. Lavoro che può portarti a ritrovare l’equilibrio ed a vivere una vita sana e piena di emozioni.

Lavoro che solo tu puoi fare.

Approfondimento, in questo articolo abbiamo parlato di:

Educazione e sviluppo della mente. Intelligenze multiple e apprendimento di Howard Gardner


Intelligenze creative. Fisiologia della creatività attraverso le vite di Freud, Einstein, Picasso, Stravinskij, Eliot, Gandhi e Martha Graham di Howard Gardner.

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mauro zanardelli

Sono un naturopata, iridologo, riflessologo. Dopo il diploma in Naturopatia ho approfondito lo studio della fitoterapia seguendo corsi di nutrizione e fitoterapia integrata, corsi sul sistema endocrino e neuroendocrinologia in fitoterapia, fitoterapia oncologica e riassetto dei problemi intestinali e della sindrome metabolica con approccio naturale. Oltre all’utilizzo delle piante ho proseguito nello studio della riflessologia plantare, della tecnica metamorfica, e creato la tecnica Kintsugi, una tecnica particolare che unisce il lavoro sul corpo con i principi della psicosomatica. Iscritto al registro degli Operatori delle Discipline Bio Naturali seziona Naturopatia con il codice 2016/NT373 istituito dal comitato Tecnico Scientifico della Lombardia.